Come il nostro consumo eccessivo di carne sta uccidendo l’ambiente
“Il clima è come una vasca da bagno che si sta lentamente riempiendo d’acqua. Anche se rallentiamo il flusso d’acqua fino a farlo diventare uno sgocciolio, la vasca finirà per riempirsi e l’acqua si riverserà sul pavimento.” 1
Secondo l’IPCC – gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico- dell’ONU, i cambiamenti climatici sono inequivocabilmente dovuti alle attività umane e, soprattutto, se non si interviene per ridurre l’inquinamento in maniera tempestiva ci saranno conseguenze disastrose.2 Il rapporto è allarmante e dovrebbe spronare ognuno di noi a fare del proprio meglio per ridurre al minimo le emissioni.

Quali sono però i settori che emettono di più?
- Produzione industriale 31%
- Energia elettrica 27%
- Settore agroalimentare 19%
- Trasporti 16%
- Riscaldamento e condizionamento 7%1
È sconvolgente pensare a quanto queste percentuali ci riguardino da vicino e quanto in realtà possiamo fare per contribuire a ridurle, seppur nel nostro piccolo.
Il settore agroalimentare occupa infatti il terzo posto, appena sotto l’energia elettrica, ed è un settore in continua espansione che si modula esclusivamente sulla base della richiesta del mercato: cioè noi.
Consumo eccessivo di carne
Il rapporto tra le persone e gli animali da allevamento è di uno a quattro, secondo i dati ormai vecchi di qualche anno.3 Considerando che 690 milioni di persone sono malnutrite4 si arriva alla conclusione che per ogni occidentale benestante ci sono, in questo momento, più di quattro animali da allevamento.

Tra il 1950 e il 2000 il consumo di carne è quintuplicato mentre la popolazione è solo raddoppiata.3 Il consumo medio di carne a persona, invece, è quasi raddoppiato negli ultimi 50 anni: siamo passati da 23 kg circa all’anno nel 1961 a 43 kg nel 20145; questo ha fatto sì che i ritmi di lavoro delle industrie siano diventati cinque volte maggiori. Non è possibile sostenere questo ritmo: la popolazione aumenterà ancora, raggiungendo i dieci miliardi e ciò comporterà un impatto sull’ambiente disastroso procedendo con questi ritmi, oltre a un’impossibilità sempre maggiore di fornire le risorse a tutti.
La carne fa bene… a chi?

Siamo cresciuti con l’idea che “la carne fa bene”, forse perché i nostri nonni invece non potevano permettersela. Ma fa bene a chi?
- Non all’ambiente: secondo il WWF, la produzione di un chilo di carne di vitello emette la stessa quantità di gas serra di un tragitto di 220 km in auto. 3
- Non agli animali, stipati negli allevamenti intensivi, portati a pesi eccessivi ed esorbitanti non sostenibili per i loro corpi, sottoposti a partiche crudeli. Costretti in una vita che è mera sopravvivenza, se non meno.
- Non a noi: le carni trasformate come gli affettati sono in genere fabbricate con il nitrato di sodio, cancerogeno; spesso ad esse viene aggiunto anche un altro additivo nocivo: il glutammato di sodio, giusto per citarne un paio. Inoltre, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il consumo eccessivo di carne aumenta il rischio di cancro al colon-retto e quello di eventi cardiovascolari.5
Sì okay, ma perché è così dannosa per l’ambiente?
Il settore agroalimentare moderno è la principale causa di deforestazione. Questo poiché l’elevata domanda di carne comporta non solo la conversione di foreste in allevamenti ma soprattutto l’uso di quei terreni per l’agricoltura. Più dell’80% di essa, infatti, viene utilizzata non per il nostro fabbisogno ma per quello degli animali di cui ci nutriamo. Basti pensare che, per produrre un chilo di carne di manzo, sono necessari sette chili di cereali; ad un pollo invece bisogna fornire il doppio delle calorie che riceveremo in cambio; con i bovini poi si arriva ad un rapporto di sei ad uno. La deforestazione, oltre ad eliminare gli alberi che sono uno dei più importanti aiuti naturali che abbiamo contro le emissioni, causa la perdita della biodiversità6.

Il problema più grave deriva però dall’emissione di metano: l’allevamento di animali da macello è responsabile, da solo, del 15% del totale di tutte le emissioni di gas a effetto serra come anidride carbonica e metano6. Questo a causa, per lo più, della cattiva gestione delle deiezioni degli animali: esatto, non sappiamo gestire rutti e scorregge degli animali che alleviamo e questo ha, ogni anno, lo stesso effetto sul clima di due miliardi di tonnellate di anidride carbonica.1

Oltre all’elevato dispendio di terreni c’è anche un elevato dispendio di acqua dolce: quasi un terzo del consumo d’acqua nelle attività umane è impiegato per l’allevamento di animali da carne6. La produzione industriale di un chilo di manzo assorbe infatti 13 500 litri d’acqua.3 Inoltre l’irrigazione il più delle volte è incontrollata ed è la prima responsabile del consumo di acqua dolce del pianeta: più del 70% di prelievi.

Infine, un altro gigante problema sono gli sprechi: in Europa e nelle parti industrializzate dell’Asia e nell’Africa subsahariana oltre il venti per cento del cibo viene semplicemente buttato via, lasciato marcire o sprecato. Negli USA il 40%. Il problema non è solo etico, infatti il cibo avanzato marcio produce metano che causa un riscaldamento globale pari a 3,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica l’anno.
La nostra intera cultura, in particolare quella di noi italiani, è basata sul cibo. Quindi com’è possibile continuare a vivere senza rinunciare a ciò che ci piace ma regalando un futuro ai nostri figli?
Siamo sì, onnivori, ma non necessitiamo di una bistecca a pasto per vivere. Inoltre, possiamo avere un grosso impatto scegliendo quale carne comprare: dalla qualità alla quantità, passando per la tipologia. Basti pensare che la produzione di carne di manzo è quella che ha di gran lunga il peggior apporto nutrizionale-impatto ambientale in quanto richiede 28 volte più terra, 11 volte più acqua di irrigazione, cinque volte più emissioni di gas serra e sei volte più concime azotato di quanto necessario per la produzione di un quantitativo equivalente degli altri quattro alimenti di origine animale -che a loro volta richiedono da due a sei volte le risorse necessarie a produrre grano, riso o patate a parità di valore calorico.7 Possiamo inoltre scegliere carne che arriva da allevamenti a terra, in cui gli animali sono liberi e non costretti in spazi eccessivamente ristretti, e da aziende che pongono sempre più attenzione al loro impatto ambientale e ai prodotti -additivi e conservanti- da loro usati.

Inoltre, nonostante abbiamo visto che l’agricoltura è in gran parte dovuta all’allevamento, possiamo anche in questo campo scegliere prodotti locali o di stagione, per non incentivare i trasporti oltreoceano o le grandi serre super riscaldate8. Scegliere, infatti, che i nostri acquisti abbiano l’etichetta “BIO” non è una garanzia, ma è sicuramente più stimolante che comprare prodotti scadenti in offerta strapieni di inquinanti. Si è stimato, per esempio, che Il vino contenga trecento volte più pesticidi dell’acqua potabile e può contenere residui fino a cinquemila ottocento volte la dose autorizzata nell’acqua, perché non c’è una legge che limita i pesticidi nel vino.3
È possibile anche informarsi sull’azienda dalla quale stiamo acquistando i nostri prodotti: la Coca Cola, per esempio utilizza da due a sei litri d’acqua per la produzione di un litro della bevanda tanto amata dai bambini e produce una quantità smisurata di rifiuti senza sforzarsi di gestirli, come, ad esempio, i fanghi tossici prodotti dalle sue fabbriche.
report coca cola
“If not me, who?
If not now, when?”
Possiamo sentirci minuscoli davanti a un futuro che sembra ormai disastroso e incombente, o forse scettici davanti a quello che ci sembra un normale cambiamento meteorologico ma i dati scientifici parlano chiaro: ci dicono che il pericolo c’è ed è incalzante, ma anche che è possibile superarlo o per lo meno arginarlo se agiamo tempestivamente.
Saremmo sicuramente portati a rimandare, a scaricare ad altri la responsabilità ma ognuno di noi può fare la differenza perché, tutti insieme, solo in Italia, siamo sessanta milioni.

È sì vero che sono le aziende ad avere i soldi e quindi loro ad avere l’impatto più importante sull’economia e sulla politica, ma le aziende quei soldi li prendono da noi, sono le persone comuni a far girare il mercato. Se noi decidessimo di non volere più carne prodotta con costi eccessivi per l’ambiente, il benessere animale e la nostra salute questo non avverrebbe più. Perciò è necessario iniziare a fare del nostro meglio, limitando il consumo di carne e scegliendo prodotti migliori e più controllati, seppur nel nostro piccolo.

Fonti:
1Clima: come evitare un disastro | Le soluzioni di oggi, le sfide di domani, Bill Gates, La nave di teseo, 2021
2Allarmante rapporto dell’ONU sul clima: L’allarmante rapporto dell’ONU sul clima – Il Post
3L’umanità è in pericolo | facciamo qualcosa subito, Fred Vargas, Einaudi, 2020
4 Rapporto ONU sull’alimentazione 2020, malnutrizione globale in aumento | UNICEF Italia
5 Il consumo di carne: gli effetti sull’ambiente – Focus.it
6Qual è l’impatto del consumo di carne sull’ambiente? (nonsoloambiente.it)
7 L’impatto ambientale della produzione di carne bovina – Le Scienze
8Inquinamento Agroalimentare – A Briglie Sciolte (scoprilenews.altervista.org)