Com’è nata la Biologia?
Per riscoprire le origini della biologia è necessario parlare di colui che, oltre a essere stato un filosofo insigne dell’antica Grecia, viene anche considerato il fondatore delle Scienze Biologiche su base empirica: Aristotele.

Studiò circa cinquecento quaranta specie di animali e piante ed arrivò ad elaborare una classificazione del mondo vivente basata su criteri razionali: classificava infatti gli animali basandosi sulla loro locomozione e sull’ambiente in cui vivevano e, più in generale, divideva gli animali in due grandi gruppi: gli Enaima -con sangue- e gli Anaima -senza sangue-. Compì anche numerose osservazioni sui fenomeni riproduttivi e sullo sviluppo embrionale, grazie alle quali egli comprese che essi non si sviluppavano attraverso la crescita di organi già tutti presenti fin dal concepimento, ma con la progressiva aggiunta di nuove strutture vitali. Famose sono le sue ricerche sullo sviluppo del pulcino.
Parlando della natura e della vita affermò che i corpi viventi, a differenza di quelli inanimati, hanno una capacità di nutrirsi, di crescere e decadere autonomamente.
Aristotele sosteneva che l’anima è ciò che dà la forma e l’attualità alle cose viventi e opera sempre in vista di un fine.
Questa concezione di Aristotele segue una corrente di pensiero nota come “vitalismo” secondo la quale l’esistenza di un certo principio è essenziale per il manifestarsi di qualsiasi fenomeno vitale, ciò era in opposizione ad un’altra corrente di pensiero nota come “meccanicismo” sostenuta invece dai filosofi atomisti che ebbero come caposcuola Democrito di Abdera.

Essi pensavano che tutto ciò che riguarda gli esseri viventi fosse il risultato delle interazioni degli atomi che le componevano, la contrapposizione quindi tra vitalismo e meccanicismo si prolungherà per tutta la storia della scienza e solo nel ventesimo secolo ha smesso di dividere gli studiosi di biologia, questo perché, pur riconoscendo ad Aristotele meriti eccezionali per come cercò di riorganizzare in una visione unificante i fatti e le conoscenze acquisite intorno al mondo vivente, va anche precisato che incorse in alcuni errori: per esempio era convinto che gli organismi inferiori nascessero per generazione spontanea dalla materia inanimata, che le sensazione e i sentimenti avessero sede nel cuore e riteneva il cervello un semplice organo di raffreddamento del calore corporeo.
Inoltre, la scienza moderna respinge l’opinione aristotelica secondo la quale i fenomeni biologici verrebbero diretti da uno scopo o finalità immanenti.
Fra gli studiosi dei fenomeni vitali dell’antichità il personaggio forse più eminente, vissuto alcuni secoli dopo Aristotele, fu il filosofo Galeno di Pergamo che operò a lungo a Roma e praticò accurati esperimenti di bisezione di numerosi animali per effettuare indagini di carattere anatomico e fisiologico.
In particolare, Galeno, di cui ci sono pervenute varie opere, cercò di spiegare l’attività del cuore, delle arterie e delle vene in relazione al trasporto del sangue.

Per molti secoli le opere di Aristotele e Galeno costituirono indiscussi punti di riferimento della biologia e della medicina: basti pensare che le teorie zoologiche di Aristotele perdurarono per circa duemila anni, soprattutto grazie al fatto che l’aristotelismo fu assunto come scienza dalla Chiesa cattolica grazie a Origene, sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino.
Lo studio della biologia, strettamente connesso allo studio della medicina, proseguì per tutto il Medioevo e il Rinascimento ed è ancora oggi in continua evoluzione.
