Ogni volta che un nuovo sbarco va incontro a clamore mediatico, ogni articolo di giornale che si rispetti declama il numero di minori e donne presenti a bordo. Nessuno titolo si preoccupa di quei giovani uomini (l’età media dei migranti è di 35 anni) che hanno affrontato la loro personale Odissea per essere in grado di provvedere a chi hanno lasciato indietro o a loro stessi. E questa volta è il governo entrante ad abbandonarli, a decidere che, se hai più di diciott’anni, sei uomo e non hai malattie tangibili allora non hai il diritto di essere salvato.
Cos’è successo?

Durante il primo weekend di novembre del 2022 due imbarcazioni sono giunte nel porto di Catania: la Humanity 1 e la Geo Barent; mentre altre due sono rimaste a largo delle coste: la Ocean Viking e la Rise Above. Complessivamente sono stati salvati un migliaio di migranti di cui, in questo momento, la metà deve ancora sbarcare1. Le persone si buttano in mare in gesto di protesta ed espongono cartelli per chiedere aiuto. La nuova linea dell’esecutivo presidiata da Giorgia Meloni segue la politica dei “porti chiusi” inaugurata dal segretario della Lega Matteo Salvini durante il Conte 1: venerdì 4 novembre il governo ha infatti emanato un decreto, dichiarando che a sbarcare siano soltanto donne, minori e soggetti fragili2. Su questa scia metà dei sopravvissuti ha avuto il via libera, sbarcando per potersi dirigere verso un’accoglienza più o meno impreparata. Unica eccezione la nave Rise Above, di cui gli ultimi 89 migranti sono stati autorizzati a scendere poiché considerato un evento Sar, ovvero il salvataggio in mare in caso di naufragio3. A bordo delle navi, nelle scorse ore, è stato effettuato da alcuni medici un breve triage clinico, in cui sono state valutate le condizioni di salute dei migranti e, di conseguenza, la loro possibilità di sbarcare o meno sul suolo italiano.
Tutto ciò è legale?

Piantedosi, neo-ministro dell’interno, ha spiegato che il decreto sullo sbarco selettivo è stato emesso in base all’articolo 1 comma 2 del decreto legge 130/2020, il cui testo prevede che “il ministro dell’interno può limitare o vietare il transito e la sosta di navi nel mare territoriale (…) fermo restando quanto previsto dall’articolo 83 del codice della navigazione, per motivi di ordine e sicurezza pubblica”2. Non è chiaro, però, quale pericolo alla sicurezza e all’ordine pubblico rappresentino un migliaio di persone prostrate da settimane di viaggio e dalla speranza di un futuro più roseo.
La ONG Humanity ha annunciato che farà ricorso al TAR del Lazio sotto consiglio del proprio legale: le leggi internazionali, infatti, ed in particolare la convenzione di Amburgo firmata nel 1979, prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” per prossimità geografica al luogo di salvataggio.
Inoltre la portavoce di Sos Humanity Petra Krischok ha aggiunto che ai migranti non dovrebbe essere negato il diritto di richiedere asilo in maniera formale, procedimento che possono mettere in atto esclusivamente da terra2.
“Non comprendiamo come l’aver passato mesi e anni in Libia subendo torture, stupri e violenze di ogni tipo e con le conseguenti importanti ripercussioni sulla salute fisica e mentale, e l’essere costretti a tentare la traversata del Mediterraneo su imbarcazioni precarie e in condizioni di sovraffollamento senza cibo e acqua per giorni, tali da determinare in molti casi la morte a bordo per asfissia, trauma da schiacciamento, ipotermia, fame e disidratazione, non possa determinare una condizione di sufficiente vulnerabilità”
Questa la dichiarazione di oltre duecento medici nella loro denuncia per “violazione del codice deontologico medico” contro i colleghi dell’Unità di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) dopo lo sbarco selettivo a Catania dei naufraghi soccorsi dalle ONG . Durante il colloquio clinico a cui sono stati sottoposti i migranti non vi è stata, infatti, traccia né di un traduttore né di uno psicologo che potesse valutare tracce di fragilità psichica nei soggetti. Ancora una volta, è stata quindi tralasciata la salute mentale, come troppo spesso avviene in Italia, a favore di disagi più evidenti e tangibili.
Il problema degli sbarchi in Italia

Il problema degli sbarchi, in Italia, non è ovviamente nuovo. Negli ultimi anni, in particolare, il dibattito politico tra governo e opposizione è sempre aperto senza che, però, nessun partito prenda veramente a cuore la questione cercando di favorire accoglienza ed integrazione.
Una delle prime leggi sull’immigrazione è stata la Legge Martelli nel 1990, in seguito a quel 28 febbraio infatti non è stato più possibile arrivare in Italia con aerei di linea ma necessario un visto sempre più complicato da ottenere, sino ai limiti dell’impossibile: l’illegalità non è riuscita però ad abbattere la speranza di persone e famiglie che, in fuga da povertà e guerre, o più semplicemente in cerca di possibilità lavorative migliori, arrivano tutt’oggi a pagare diverse migliaia di euro ai trafficanti per riuscire ad arrivare in Europa. A confermare tutto ciò troviamo il primo sbarco a Lampedusa: nel 1992, esattamente due anni dopo la riforma.
Ma quali sono i numeri reali di quest’invasione?
Su sessanta milioni di abitanti italiani cinque milioni sono stranieri, di cui il 50% europei, come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità6. I più pignoli sosterranno che in questi numeri gli irregolari non vengono contati: non sarebbe allora più semplice regolarizzare gli irregolari e permettere loro di vivere in maniera legale e sicura?
Secondo il governo italiano no, infatti ogni anno 10 milioni di euro vengono devoluti alla Guardia Costiera Libica affinché impedisca ai migranti di tentare la traversata, incentivando così la corruzione ed il ricorso ad imbarcazioni di fortuna procurate dai trafficanti e spacciate per navi di lusso, oltre alla costruzione di strutture ospitanti che si trasformano, nella quasi totalità dei casi, in veri e propri lager7.

Lo sbarco selettivo è considerato da molti un insulto ai diritti umani e ci sarebbe da chiedersi se anche il controllo degli sbarchi non lo sia: con che diritto decidiamo chi può costruirsi una nuova vita? Con che diritto ci appropriamo della facoltà di decidere della priorità di vivere di una persona? Con che diritto noi, dall’alto del nostro privilegio sociale, lasciamo che un uomo muoia in mare?
Non siamo noi forse liberi di prendere un aereo, trasferirci in Germania, cercare lì un lavoro nonostante la nostra cultura differente, la lingua differente, probabilmente persino il credo religioso differente. Siamo forse in guerra? Viviamo in condizioni precarie? No, semplicemente desideriamo un lavoro prestigioso, una famiglia a cui possiamo provvedere e allora prendiamo un aereo e cambiamo vita, luogo, perché possiamo farlo. Diventiamo migranti senza rendercene conto e va bene così perché siamo bianchi e privilegiati, perché a noi è ancora permesso prendere un aereo.
Nel frattempo, Salvini asserisce che “chi è a bordo di quelle navi paga 3mila dollari che diventano armi e droga per i trafficanti” dimenticandosi volutamente dei nostri dieci milioni che diventano stupri, pestaggi, abusi di potere e violazione di diritti e che incentivano quei 3mila.
Criticare Salvini è ormai fin troppo semplice ma c’è da chiedersi se, quell’opposizione che grida a gran voce la violazione dei diritti umani, sia poi tanto diversa.
Fonti:
1= Migranti, le ultime news di oggi su sbarchi, ONG e governo Meloni | Sky TG24
3= Sbarcati a Reggio tutti i migranti della Rise Above – Cronaca – ANSA
4= Migranti, sbarco selettivo: 200 medici denunciano Usmaf all’Ordine – Adnkronos.com
5= I Lager di Stato italiani di cui nessuno parla – YouTube
6= Migranti e salute i numeri in Italia (iss.it)
7= https://left.it/2020/07/25/170678/
