Martina è stata la seconda vittima di femminicidio dell’anno: sarà l’indifferenza a far crescere la lista?
Un’altra donna è morta, di chi è la colpa?
Martina Scialdone ci ha lasciato. È morta su un freddo marciapiede tra le braccia del fratello, 30 anni, una brillante carriera davanti e tutta la vita ancora da scoprire.
Si iniziano a puntare gli indici, perché davanti ad una giovane vita spezzata non si può far altro che ricercare un capro espiatorio: è colpa della legge che rilascia troppo facilmente il porto d’armi? O dei ristoratori che non le hanno prestato soccorso, prevenendo una tragedia?

I fatti
La procura sta ancora indagando e le voci già dilagano ma quel che è certo è che Martina è stata uccisa dal sessantunenne Costantino Bonaiuti, ingegnere e sindacalista, quello che si sarebbe definito un “brav’uomo”. I due hanno avuto una lite furibonda al ristorante Brado, nel quartiere Appio Latino di Roma. Appena fuori dal locale la lite è continuata fino a che un colpo di arma da fuoco ravvicinato non ha messo fine alla vita dell’avvocatessa, a niente è servito il tempestivo arrivo dei soccorsi: la seconda vittima del 2023 è stata mietuta mentre Bonaiuti è fuggito a bordo della sua auto prima di essere rintracciato nel quartiere Fidene, dove viveva.

Dov’è la colpa dei ristoratori?
Secondo alcune ricostruzioni la donna si sarebbe chiusa in bagno nel vano tentativo di sfuggire all’ex che avrebbe invece iniziato a prendere a pugni la porta. A questo punto le versioni si dividono: alcuni testimoni affermerebbero che i titolari del ristorante avrebbero caldamente invitato la coppia a litigare altrove, aprendo addirittura la porta con delle chiavi di riserva; tramite un post su Instagram, però, i proprietari di Brado hanno affermato di aver invece offerto aiuto alla donna, chiedendole se volesse rimanere nel ristorante, richiesta che lei ha declinato.
Alcune voci indicherebbero anche che Martina avrebbe cercato aiuto attirando con la scusa di una sigaretta un cameriere, richiesta però che è rimasta sollevata a mezz’aria.

L’altra domanda, che in molti si pongono, è: perché Costantino possedeva un’arma?
L’ingegnere possedeva regolarmente il porto d’armi per uso sportivo. Persino il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è intervenuto sulla questione esprimendo preoccupazione sul numero di armi in circolazione e la sicurezza comune.
La riflessione, d’altronde, viene spontanea: com’è possibile che un uomo così geloso, violento, possedesse il porto d’armi? Non sono necessari dei test di personalità? In realtà servono molti documenti, per lo più burocratici, certo: qualche controllo c’è sempre ma superficiale e di certo non così approfondito da poter andare ad indagare pensieri reconditi e futuri istinti omicidi.

Tra dibattiti e accuse l’ironia della sorte regna sovrana: Martina Scialdone lottava tutti i giorni contro la violenza di genere, nel suo lavoro.
La dottoressa Scialdone è stata la seconda vittima del 2023, a meno di quattordici giorni dall’inizio dell’anno sale a quota due la lista delle morti per femminicidio.
Nel 2022 ci sono stati 120 omicidi: dei quali 97 donne morte in ambito familiare o affettivo, di cui ancora 57 uccise dal proprio partner.
Martina è ora una di loro.
A poco serve ora chiedersi se qualcuno avrebbe potuto aiutarla, se lei avesse potuto gridare più forte, gridare prima, non l’avrebbe forse fatto? Lei che difendeva proprio le donne vittima di violenza in tribunale. Forse no: l’amore è subdolo e la psiche umana alle volte fa del suo meglio per non vedere. E forse è anche quello successo ai ristoratori, probabilmente agli stessi testimoni che puntano il dito verso di loro: chi mangiava ai tavoli ha forse aiutato o chiamato la polizia?
In psicologia viene definito effetto by-stander: quando troppe persone osservano, spesso nessuno fa nulla, pensando che ci penserà qualcun altro e che, forse, se proprio nessuno fa nulla, beh, un motivo ci sarà.
Il problema, però, non è solo chi in quel momento è rimasto seduto al proprio tavolo a mangiare né i ristoratori, se davvero hanno invitato la coppia ad uscire, perché la verità è molto più dura: se non fosse stato su quel marciapiede sarebbe stato poco più in là. I numeri parlano chiaro: denunciare soltanto non basta, serve protezione. Chi minaccia passa ai fatti e chi ci prova poi ci riesce. Un uomo violento non si ferma ad uno schiaffo ed uno possessivo non lascerà la pistola nella tasca della giacca.
Siamo abituati, se vediamo una coppia litigare, a pensare che è normale perché “l’amore non è bello se non è litigarello” e ancora “tra moglie e marito non mettere il dito”: entrambi detti popolari che rispecchiano la mentalità corrente. Siamo impreparati ad affrontare la violenza di genere, troppo chiusi nel nostro angolino a farci gli affari degli altri solo quando non serve o ormai è troppo tardi.
Forse dovremmo rivedere le nostre politiche sul porto d’armi e sulla solidarietà ma sicuramente dovremo cambiare la società paradossale in cui viviamo, dove la violenza ogni tanto va anche bene e le relazioni tossiche sono belle da guardare in tv il sabato sera.
